A ben vedere, la squadra umbra stava infatti ottenendo dei risultati inaspettatamente positivi per una cosiddetta «provinciale», oltretutto alla prima esperienza assoluta nel palcoscenico della massima categoria: giocando un calcio moderno ed efficace, esaltato da giocatori di tecnica e qualità come Salvatore Bagni, Renato Curi, Walter Novellino e Franco Vannini, il Perugia stazionava stabilmente nella prima parte della classifica, riuscendo a competere ad armi pari contro avversarie ben più ricche e blasonate. Agli Stati Uniti basterebbe anche un pari, ma la Polonia si scuote e vince d’orgoglio per 3-1. Intanto, sul campo di Incheon la partita Corea del Sud-Portogallo si fa accesa: i nervi dei lusitani sono tesi e, al 26′ João Pinto commette un fallo da dietro su Park Ji-sung nella zona di centrocampo e viene espulso dall’arbitro argentino Sánchez. Nel film ufficiale del mondiale 2002, il CT degli azzurri Giovanni Trapattoni dichiarerà di ricordare che l’arbitro non rispose ai saluti dei giocatori italiani prima di entrare in campo. I lusitani ci provano con le forze residue, ma l’arbitro non fa sconti ed espelle un po’ frettolosamente anche Beto, per doppia ammonizione.
Nella seconda giornata, anche i verdeoro sconfiggono facilmente i cinesi guidati da Bora Milutinović, decretandone l’eliminazione anticipata: è il quinto mondiale consecutivo con la quinta squadra diversa per l’allenatore serbo e la terza sconfitta con il Brasile. Quanto alla cronaca, l’esito della gara arride agli statunitensi, che mettono in luce il talento di Landon Donovan e tengono a centrocampo grazie all’esperienza del capitano Claudio Reyna, trionfando per 2-0. In serata, il Brasile si scontra con un Belgio in crescita, che chiude tutti gli spazi, pressa e attacca in velocità e si vede annullare sullo 0-0 un gol regolare. In tre minuti, la Croazia dapprima aggancia gli Azzurri con la rete di Ivica Olić, e poi ribalta il risultato con una serie di rimpalli che portano in gol Milan Rapaić. Dal dischetto, sono cinque i rigori sbagliati: due per gli spagnoli e tre per gli irlandesi. Molte novità sono presenti quest’anno. In questo eterno e insopportabile postmoderno non ci sono più i simboli e le bandiere, sono sparite le ideologie, non esiste più il lavoro stabile, perfino i matrimoni vanno a remengo e tutte le appartenenze mutano: figuriamoci se uno può attaccarsi a un calciatore. Ad aprire sono i padroni di casa, ai quali tocca riscattare gli zero punti nel girone eliminatorio del Mondiale di Francia, partendo dal Belgio: a passare in vantaggio sono proprio gli ospiti ma i nipponici, trascinati dai propri sostenitori, riescono a reagire pareggiando subito dopo e ribaltando poi il risultato; il vantaggio sfuma però a gara inoltrata con il Belgio che chiude la partita sul 2-2. Sull’altro campo, invece, la Russia ottiene una facile vittoria per 2-0 a scapito della Tunisia.
Gli ottavi di finale mettono di fronte per la prima volta in una fase finale anche le due compagini della CONCACAF: gli Stati Uniti, che cercano la loro prima qualificazione ai quarti di finale (se si esclude il risultato conseguito nella Coppa Rimet del 1930, dove raggiunsero direttamente le semifinali avendo vinto il proprio girone), e il Messico del giovane capitano Rafa Márquez; quest’ultimo finirà anzitempo la gara per una testata rifilata allo statunitense Cobi Jones. Il giorno dopo si affrontano le due sorprese Svezia e Senegal: l’avvio è vivace, con gli svedesi che passano subito in vantaggio con il centravanti Larsson, ma si fanno raggiungere da un goal da fuori area di Camara. All’ultima giornata, l’Italia recupera Nesta e affronta il Messico: al 14′ Filippo Inzaghi porta in vantaggio la Nazionale italiana ma il segnalinee lo vede erroneamente partire in fuorigioco e annulla; al 34′ l’attaccante messicano Jared Borgetti inventa un pregevole goal di testa, con la palla che cambia traiettoria prima di insaccarsi nell’angolino alto alla sinistra di Gianluigi Buffon. A Daejon, l’Italia trova la Corea del Sud.
Nella seconda giornata, gli USA confermano la buona impressione fatta a Suwon contro i portoghesi e costringono al pari la Corea del Sud, che sbaglia anche un rigore nel primo tempo e si salva solo a 10 minuti dalla fine con Ahn Jung-hwan. L’Italia, priva di due importanti elementi della difesa, ovvero Alessandro Nesta (alle prese con i postumi dell’infortunio) e Fabio Cannavaro (squalificato), vacilla nei primi minuti: dopo 4′, la Corea potrebbe già approfittare di un generoso calcio di rigore, assegnato dall’arbitro ecuadoriano Byron Moreno a parere di molti ingiustamente, ma Gianluigi Buffon intuisce la traiettoria del tiro di Ahn Jung-hwan e devia in calcio d’angolo. I giornali locali, nei giorni precedenti, danno per sicuro il passaggio del turno dei padroni di casa; durante la partita, i tifosi coreani esibiscono lo slogan «Again 1966!», maglie belle calcio a ricordo dell’1-0 rifilato dalla Corea del Nord agli Azzurri nel mondiale inglese di quell’anno. Un buon comfort, libertà nei movimenti, nel tirare il Pallone, nel saltare, così come un’ottima indossabili sono tutti elementi che appartengono ad un buon benessere degli “undici”.